Un racconto: una parola, mille emozioni. | di Irene Cortellessa

6 Mar

Ho letto tutti gli elaborati di un concorso di scrittura scrivoanchio.it sponsorizzato anche da Don Aniello Manganiello, prete anticamora del napoletano. Di tutti, c’è sempre quello più bello, quello più profondo, quello che ti colpisce, che ti prende, che si lascia leggere. Quello che ti rimane impresso nella mente, quello che vorresti rileggere 1000volte. Questo è il racconto di Irene Cortellessa di Marzanio Appio. Merita di essere votato. Potete votarlo cliccando sul link: http://www.scrivoanchio.it/scrivo2012/iscrizioni/elenco_iscritti_pub_VOTO.asp.

Ho deciso di riportarlo in maniera integrale, per condividerlo anche con voi lettori.

La bambina dallo sguardo triste | di Irene Cortellessa

Era una sera di dicembre, e Ilaria era seduta davanti al fuoco ad osservare come la mamma, Cristina, portava a termine il suo lavoro di lana. Le mani scivolavano sui ferri con un movimento automatico. Ad un certo punto, Ilaria fu sorpresa nel vedere quelle stesse mani interrompere quel movimento così perfetto. Quando alzò gli occhi sul viso della mamma vide un espressione contorta: gli occhi chiudersi e riaprirsi all’improvviso, il naso arricciarsi, la bocca fare una smorfia di dolore; e vide una mano sul cuore come a soffocare un dolore insopportabile. Ilaria subito corse vicino alla mamma per chiederle cosa fosse successo, e Cristina la rassicurò, o almeno ci provò, dicendo che non era niente, solo una piccola fitta insignificante; pur sapendo di mentire alla figlia ma soprattutto a se stessa.

Passarono dei giorni e Ilaria non poteva dimenticare quella scena, lei sapeva che la mamma le aveva mentito, ma sapeva anche di non poter fare nulla se non starle vicino. Nella settimana seguente all’incidente, Ilaria vedeva la mamma sempre più debole e stanca, vedeva il suo volto invecchiare con troppa velocità e si chiedeva il perchè di questo rapido cambiamento, ma non riusciva a trovare una risposta.

Un giorno vide la mamma preparare la valigia e allora capì che qualcosa sarebbe successo. Infatti il giorno dopo, la mamma e il papà scesero con due valigie e, sull’uscio della porta, Cristina disse alla figlia che si sarebbe assentata per un paio di giorni e senza aggiungere altro, l’abbracciò e chiuse il portone, lasciando la piccola con il nonno. Ilaria con mille interrogativi nella testa, corse alla finestra per osservare i genitori allontanarsi, ma quello che vide non fu piacevole: nel scendere le scale, le gambe della mamma, troppo deboli da un po’, avevano ceduto, facendola scivolare sull’asfalto bagnato. Il papà, che le era abbastanza vicino, l’aiutò a rialzarsi e a farla accomodare in macchina, ma nessuno aiutò Ilaria a non soffrire. Alla piccola, infatti, nell’assistere alla scena, si riempirono gli occhi di lacrime e, nonostante la macchina dei genitori si fosse allontanata, rimase a quella finestra ancora un po’, pietrificata, con il viso segnato dalle lacrime, pensando se avesse rivisto la mamma. Quei due giorni per Ilaria furono due giorni terribile, due giorni di dolore: si chiudeva in camera e piangeva, sperando che qualcuno l’andasse ad aiutare, a salvare da quei pensieri che la facevano annegare in un dolore insuperabile. O si dedicava allo studio con la speranza di distrarsi, ma ciò non avveniva, anzi succedeva il contrario:i pensieri la distraevano dallo studio.

Arrivato il giorno dell’arrivo della mamma, Ilaria si mise vicino alla finestra ed in ogni sguardo cercava di riconoscere quello della mamma, ma ogni volta le arrivava una pugnalata di dolore e di delusione nel capire che non era lei. Si era fatta sera e Ilaria, non vedendo la mamma aveva perso le speranze, le lacrime le offuscavano la vista, ma quando stava per andarsene, vide la macchina parcheggiare sotto casa e questa volta lo sguardo incrociato non innescò nessun dolore, nessuna delusione, solo la gioia di averla a casa con lei: era la mamma! Ilaria corse ad aprire la porta ed, impaziente, aspettava di poterla riabbracciare ed, infatti, appena la vide le saltò addosso. Ma la delusione fu evidente sullo sguardo di Ilaria quando osservò che la luce degli occhi della mamma si era spenta per lasciar posto ad una evidente tristezza.

La sera, a cena, Cristina, non si mise a tavola, ma si stese sul divano con una coperta addosso; Ilaria, che aveva preparato da mangiare, stava a tavola con il papà e il nonno, senza toccar cibo perchè quella tristezza che si respirava in casa le aveva chiuso lo stomaco. La tensione era tale che si tagliava con un coltello: nessuno parlava, nessun rumore se non quello delle posate nei piatti. Ilaria che non sopportava più quell’aria, si alzò senza dire niente e, piangendo, corse in camera sua per buttarsi sul letto. Passò tutta la notte a piangere ed, esausta, si addormentò solo la mattina seguente, per poi risvegliarsi a mezzogiorno. Quando scese in cucina, notò che la mamma indossava un cappellino di lana in testa, cosa che non aveva mai fatto prima. E fu allora che Ilaria trovò la risposta a tutti i suoi perchè: la mamma aveva un tumore!!Passarono dei giorni e Cristina stava sempre peggio, sempre più debole e sempre più magra. Arrivò la vigilia di Natale, ma per Ilaria non fu Natale! Quella stessa sera, decise di recarsi in chiesa e pregare intensamente per poter continuare ad abbracciare la mamma, di poterla vedere ancora sorridere, di non portargliela via… Uscita dalla chiesa si diresse verso casa, ma quando vide un negozio che vendeva dolci di tutti i tipi, le venne in mente di fare un piccolo regalo alla mamma, infatti, entrò nel negozio dove chiese due cornetti caldi al cioccolato, con la speranza di far stare un po’ meglio la mamma e soprattutto di farla mangiare. Ma quando arrivò di fronte casa, lo spavento si dipinse nei suoi occhi color ghiaccio, e questo perchè notò un’ambulanza parcheggiata nel suo giardino, e fu allora che le crollò il mondo addosso. Per un momento si fermò come immobilizzata da una forza maggiore, la busta con i cornetti caldi precipitò sulla neve che ricopriva la strada, con un tonfo rimbombante per le orecchie di Ilaria. Quando si rese conto di quello che stava succedendo, si precipitò in casa dove trovò la mamma distesa sul letto ed un medico a visitarla. Gli occhi avrebbero voluto chiudersi per non riaprirsi più, avrebbero voluto non assistere a quella scena che la segnerà per tutta la vita. Ma purtroppo ora era lì ed era consapevole di non poter mandare in dietro il tempo. Quando la guardia medica se ne andò, Cristina chiese a Ilaria di avvicinarsi a lei e le disse che era una bambina intelligente, e che era consapevole del fatto che lei sapesse tutto. Poi, abbracciandola, le disse che se fosse successo qualcosa lei doveva ricordarsi che la mamma le voleva tanto bene. Ilaria a queste parole scoppiò in lacrime e, non volendosi far vedere dalla mamma in quello stato, scappò per andare a buttarsi sul suo letto; però lungo il corridoio si scontrò con il papà, anch’esso cupo, il quale la abbracciò. Ilaria volle condividere il suo dolore con lui, così si abbandonò tra le sue braccia cacciando fuori tutto ciò che la affliggeva da tempo. Ma purtroppo questo non bastò perchè la piccola aveva ancora un dolore dentro che le causava attacchi respiratori lievi ma improvvisi, dei quali nessuno era a conoscenza se non lei stessa.

A scuola Ilaria continuava ad andare ma non come prima, dalla bambina con il sorriso sulle labbra era diventata la bambina dallo sguardo triste, dalla prima della classe era diventata una bambina nella media, ma soprattutto dalla bambina socievole era diventata una bambina che stava sempre isolata a pensare. I suoi amici ovviamente la criticavano ma solo perchè non sapevano che ad Ilaria in quel momento non interessava minimamente la scuola ed il resto del mondo; ad Ilaria interessava solo riavere la mamma di prima. E sperava che qualcuno la andasse ad aiutare, a consolare, a parlare, a dirle che non doveva preoccuparsi, che tutto sarebbe finito per il meglio. Ma nessuno si accorgeva che Ilaria non stava bene, che aveva un male al cuore: la tristezza. Ma Ilaria era consapevole che ciò non avveniva per colpa sua, perchè era troppo chiusa e timida e non aveva il coraggio di parlarne con nessuno. Aveva paura di essere criticata e giudicata.

Era passato poco più di un mese e Cristina continuava ad assentarsi continuamente e Ilaria sapeva il perchè: doveva andare a curarsi. Anche se per Ilaria questo non sembrava il termine appropriato visto che la mamma era sempre più debole e ormai della sua folta chioma bionda non era rimasto più nulla. Una sera quando tornò da scuola la trovo stesa per terra e nessuno vicino: nessuno a proteggerla, nessuno a sostenerla, ad aiutarla. Spaventata, non sapeva cosa fare, il panico aveva preso il sopravvento,così chiamò il medico di famiglia che, quando arrivò, le disse che era solo uno svenimento dovuto alla chemioterapia. Ilaria, non sapeva il significato di quel termine, veramente non sapeva nemmeno cosa fosse davvero un tumore, non sapeva cosa fosse la vita e nemmeno se valeva la pena viverla a quelle condizioni. Era delusa, delusa dalla vita!

Ilaria, che aveva solo tredici anni, si era accorta di essere cresciuta troppo in fretta rispetto ai suoi coetanei, visto che si confrontava con essi e trovava enormi differenze anche e soprattutto sul modo di pensare. Le sue compagne erano sempre felici e spensierate senza nessun problema per la testa, potevano uscire senza tener conto se la mamma era sola o c’era qualcuno con lei e per loro la maggior causa di dolore era se un ragazzo non le guardava. Ilaria allora avrebbe voluto dirle che quelli non sono problemi perchè ci sono problemi più gravi. Passò più di un anno, quando Cristina rifiorì insieme ai fiori della primavera che era alle porte; infatti si iniziarono a vedere i miglioramenti e Ilaria iniziava a

mangiare, a sorridere e a condurre una vita normale, però comunque l’incubo non era finito e Ilaria non voleva illudersi per poi ricevere una delusione e stare ancora più male. Però aveva trascorso troppo tempo nel dolore e chiusa in se stessa, in tutto quel periodo Ilaria non vedeva nulla di più di sua mamma e non si accorgeva che il mondo andava avanti anche senza lei e questo sicuramente lascia un segno; infatti solo ora Ilaria si rese conto che molte, troppe cose erano cambiate a partire dai suoi amici che ormai non le rivolgevano nemmeno la parola, ed ora era enormemente difficile per lei ricucire e i rapporti. Era come se per un anno avesse vissuto fuori dal mondo.

Era il 22 maggio quando la vita di Ilaria e della sua famiglia cambiò! Il giorno prima la mamma e il papà erano rientrati da uno dei loro viaggi misteriosi, senza dire parola, Ilaria sapeva solo che sarebbe dovuto avvenire qualcosa, perchè erano troppo pensierosi e silenziosi. Infatti alle 18:00 del 22, tutti erano in salone compresa la piccolina quando il telefono squillo! E poté così assistere allo scambio di sguardi che avvenne tra i genitori, nella frazione di secondi che intercorrono tra uno squillo e l’altro. La mamma fece un lieve cenno al papà, il quale scattò in piedi e, lentamente, si avvicinò al telefono; poggiò una mano sul telefono che in quel momento sembrava l’oggetto dal quale dipendeva il mondo e, non appena fece l’ennesimo squillo, lo sollevò. Tutti erano in ansia, con il fiato sospeso. Si sentì solo un: “si!” fuoriuscire dalla bocca dell’uomo, prima che quest’ultimo venne invaso dalle lacrime. Ilaria non era triste, perchè le sembrava che quelle lacrime non erano lacrime di dolore, ma di commozione. Era un’impressione ma sperava che fosse la giusta. Il papà non salutò nemmeno, attaccò e, pietrificato, senza parole si girò verse la moglie e la figlia che aspettavano impazienti che dicesse qualcosa. Alle due, si riempirono gli occhi di lacrime per la tensione. Quel silenzio insostenibile venne interrotto da Ilaria, la quale, con un filo di voce, chiese cosa fosse successo. Il papà, con la voce tremante, disse: “La chemioterapia ha dato il risultato sperato: SEI GUARITA!!”. Cristina e la figlia non credevano a ciò che avevano sentito, fino a quando Ilaria, prese coscienza del miracolo avvenuto, e saltò addosso alla mamma bloccandola in un abbraccio commovente, si aggiunse anche il papà, il quale non smetteva di piangere. Cristina era ancora pietrificata non riusciva a immaginare il suo futuro, dato che aveva sempre pensato al momento in cui i suoi occhi si sarebbero spenti per sempre, e mai a quello in cui tutto avrebbe ripreso vita. E fu così che la vita di Ilaria si rianimò.

di Irene Cortellessa.

Per votarlo: http://www.scrivoanchio.it/scrivo2012/iscrizioni/elenco_iscritti_pub_VOTO.asp.

4 Risposte to “Un racconto: una parola, mille emozioni. | di Irene Cortellessa”

  1. icittadiniprimaditutto 10 marzo 2012 a 12:08 #

    Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

  2. icittadiniprimaditutto 10 marzo 2012 a 12:08 #

    Volevo cortesemente chiederti se puoi inserire il mio blog nel blogroll del tuo blog.
    Grazie e ciao.
    Pier Carlo

    • antoniolomastro 19 marzo 2012 a 17:56 #

      Va bene. Lo inserisco ora! Un abbraccio, Antonio

      • icittadiniprimaditutto 19 marzo 2012 a 18:27 #

        Grazie… un abbraccio anche a te.

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